Sempre più spesso i genitori mossi: dal consiglio delle maestre, da una cultura più sensibile ai bisogni del bambino e/o da uno stile di vita che lascia poco tempo libero agli adulti, sono alla ricerca di attività extrascolastiche in cui coinvolgere i propri figli più piccoli.
Ma se per i bambini dai 6 anni in poi, questo impegno extrascolastico, è ormai diventato una prassi comune, e non crea quindi grosse difficoltà di scelta ai genitori, per quanto riguarda i bambini della scuola dell’ infanzia capire verso che proposte indirizzare i bambini risulta fonte di grande perplessità e smarrimento. Non sono infatti solo i genitori ad essere spaesati, ma lo stesso ambiente scolastico che li invita ad attivarsi per i propri figli, spesso ha idee confuse o quanto meno piuttosto vaghe su quali siano le giuste attività verso cui muoverli.
Il risultato quindi è che le classiche attività rivolte ai bambini della scuola primaria, si ritrovano a dover inglobare anche le fasce d’ età della prima infanzia, rispondendo solo in minima parte a quelli che sono i bisogni di bambini così piccoli.
Un bambino di 3, 4, o 5 anni infatti ha senz’altro bisogno di “fare movimento” e quindi ben vengano le classiche attività di nuoto, danza e sport vari, ma attenzione alle modalità psico-pedagogiche di questi corsi, che non sempre, ma molto spesso, essendo nati per rispondere alle esigenze di bambini più grandi, vengono svolti da operatori non preparati per comprendere le dinamiche psico-affettive dei più piccoli.
Ecco perchè invece la PSICOMOTRICITA‘, come attività extrascolastica, dovrebbe essere per quest’ età la scelta principale:
-il gioco psicomotorio si preoccupa di sviluppare non solo le capacità motorie del bambino, ma soprattutto quelle relazionali: sicuramente infatti è importantissimo saper camminare, correre, saltare o lanciare una palla correttamente; ma se poi questo gesto in mezzo ad altri bambini non riusciamo a farlo? o al contrario se non teniamo conto che se giochiamo con altri i tempi non coincidono con i nostri, ma dobbiamo rispettare quelli del gruppo? …
Ecco, se tutte queste abilità motorie le possediamo, ma non riusciamo a METTERLE IN RELAZIONE CON GLI ALTRI NELL’ AMBIENTE, possiamo veramente credere che queste ci siano in qualche modo utili?
-lo psicomotricista è un professionista preparato per cogliere le peculiarità caratteriali dei bambini nelle diverse fasce d’ età e riesce ad individuare quelle che sono devianze psicologiche anzichè normali manifestazioni caratteriali, e può quindi essere un punto di riferimento per i genitori: creando quel ponte tra le figure pedagogiche che stanno tutto il giorno con il bambino, e che sovente individuano le problematiche; e i genitori che, vuoi per il coinvolgimento affettivo, vuoi per una mancanza di conoscenze psico-pedagogiche, di fronte alle indicazioni delle insegnati si trovano spesso spiazzati ed increduli.
In definitiva quindi, un genitore che decide di iscrivere il proprio bambino al corso di nuoto ad esempio, senz’altro è degno di lode, perchè mosso dall’ intento di far fare al bambino un ‘ attività salutare; ma d’ altro canto, se si ferma a questo tipo di proposte che sono esclusivamente sportive, perde la possibilità di far vivere al bambino delle esperienze che egli vivrà come estremamente divertenti, perchè avvengono in un contesto ludico, che al contempo però rappresentano per il bambino una grande opportunità di poter esprimere la propria personalità in un ambiente contenuto, dove l’ operatore che propone l’ attività è un professionista che si distingue dalle altre professioni, proprio per la sua preparazione a considerare il bambino non solo sul piano motorio, ma soprattutto su quello affettivo- relazionale. La perdita quindi sarà anche per il genitore, che perderà la possibilità di avere un feedback professionale da una figura esterna all’ambito scolastico, ma interna a quello pediatrico, che potrà quindi portare all’ attenzione della famiglia quelle piccole problematiche che altrimenti, nei migliori dei casi, individuerebbero solo delle preparate e sensibili insegnati, con le quali spesso, per la paura di sentirsi giudicati, si fa fatica a confrontarsi.